La ricerca su un irritrovabile (da parte mia) anello, appartenuto ad un Conte di Celano, mi spinge ad intraprendere ricerche e percorrere a ritroso la storia partendo da Jacovella di Celano per arrivare ad un suo avo, il Conte Ruggero II. Di seguito una breve descrizione della famiglia Berardi, per arrivare poi alla vita del Conte Ruggero II ed il convento Francescano di Castelvecchio Subequo.
I conti di Celano hanno una storia gloriosissima, primeggiano per nobiltà, potenza, ricchezza e quindi furono annoverati fra le sette case del regno, che si appellavano «Grandi Case». La loro origine risale circa l’anno 930 d.C. Come loro capostipite troviamo un Berardo denominato Franciscus, apparentato con la famiglia di Ugo, Duca di Provenza e Re d’Arles, e poi anche re d’Italia, incoronato a Milano nell’anno 926.
Berardo ebbe in feudo dal re Ugo la provincia Valeria e la contea dei Marsi nella prima metà del X secolo, possedimenti che con l’andar del tempo si estesero divenendo una potente contea con il titolo « Comites Marsorum». Dopo varie vicende della Contea dei Marsi, venne quella dei Celano, con a capo il Conte Rainaldo, discendente dei conti dei Marsi, il quale confermò alla chiesa di S. Giovanni di Castelvecchio, la dote fattala dal conte Oderisio nel 1144. Il conte Rainaldo morì all’anno 1192. Gli successe il conte Pietro che morì nel 1212; Nel 1220 troviamo il conte di Celano Riccardo, forse fratello di Pietro, che nel 1221 trovandosi Francesco a predicare a Celano lo invita a pranzo…FF 864, 1191. Nella metà del 1300, è conte di Celano Ruggero II, alla cui morte seguì Pietro II il figlio. (Cfr. Ricotti, Castelvecchio Subequo cit., p. 34-35).
Breve storia e correlazione fra Ruggero II e Castelvecchio Subequo
Il conte di Celano Ruggero II ha un figlio di nome Antonio divenuto per suo volere, Barone di Carapelle. Il Barone di Carapelle, crea moltissime modifiche riguardanti il fisco, modifiche che irritano il popolo e la piccola nobiltà. Inoltre Antonio, ha un comportamento tale da far ricorrere i locali a chiedere l’intervento di Ruggero II. Ruggero II ormai anziano, intraprende un’azione di persuasione verso il figlio, ad avere un comportamento più equo sia nei confronti della popolazione e sia nei confronti della nobiltà locale con scarso risultato. Infatti iniziano i litigi fra padre e figlio innescando un punto di non ritorno.
Antonio, sempre più ostinato si ribella al Conte volendo a tutti i costi dei terreni di confine fra la contea e Carapelle appartenenti a Celano. I dissidi tra padre e figlio vengono aumentando fino al punto tale che Antonio, fa incarcerare il padre cercando di strappargli quei terreni della Contea di Celano che tanto voleva. Antonio di Buccio nel “poema delle cose dell’Aquila” , rappresenta questi momenti avvenuti verso il 1375-78.
A questo punto interviene la regina Giovanna I, che sapute delle gravi azioni messe in atto da Antonio Berardi a Carapelle, gli revoca la baronia di Carapelle e la restituisce al padre Ruggero, che viene poco dopo liberato. La Regina Giovanna fa arrestare Antonio su ordine dello stesso genitore e condotto nel castello di San Potito. Qui nel carcere del castello di San Potito, Antonio sconta la sua prigionia, che si conclude con la sua morte avvenuta nel 1380.
Ruggero II non si dà pace per la morte del figlio e della sua condotta ed inizia una fase discendente sentendosi sempre più debole. Cerca di riparare ai torti fatti dal figlio alla Baronia di Carapelle riappacificando le popolazioni locali ed i nobili. Oramai anziano e distrutto dal dolore Ruggero II abdica in favore dell’altro figlio Pietro III, ritirandosi poi nel suo Castello di Gagliano Aterno e nel convento di San Francesco a Castelvecchio Subequo, morendo a Gagliano Aterno nel 1382.
La letteratura francescana ha legato la nascita della chiesa e del convento di Castelvecchio Subequo, al passaggio di S. Francesco tra il 1215-1222. I Conti di Celano accolsero come ospite Francesco che in quell’occasione gli donarono la chiesetta di Santa Maria con annesso il terreno in Castelvecchio per farvi dimora ai frati.
La Chiesa ha una cappella affrescata chiamata dei Conti di Celano dedicata a San Francesco. Tale cappella fu voluta da Ruggero II Berardi, conte di Celano, come sua cappella sepolcreale. Il Febonio tramanda la sepoltura di Ruggero II nella cappella, dopo la morte a Gagliano Aterno nel 1383, il quale ne aveva letto l’obito in un messale miniato oggi scomparso: Kal. Martii anno MCCCLXXXIII obiit magnificus vir Rogerius Celani comes, indelendae memoriae, in Castro Galliani, decimae indictionis, luna octava, sistente in signo cancri, paucis post horam nonam in die Mercurii.
Sia nella Corografia che negli Annali si tramanda infatti, che il conte Ruggero II, devoto all’ Ordine al punto da vestirne gli abiti da terziario, moriva nel suo castello di Gagliano Aterno la sera del 29 febbraio 1387 e che i frati di Castelvecchio, dandogli onore di sepoltura in una cappella della chiesa, ne segnarono il nome nel loro necrologio con lode di uomo di indelebile memoria.
La Chiesa conserva al suo interno un pregevole ciclo murale, con le storia di san Francesco d’Assisi, che decora le pareti della cappella dedicata al santo. Il ciclo che venne realizzato nel XIV secolo (di scuola Giottesca) è corredato da iscrizioni in volgare, in parte oggi danneggiate.
Gli affreschi, mostrano elementi innovativi nella narrazione visiva della vita di Francesco, includendo scene che a livello monumentale non è errato definire degli unicum. Il convento subequano, era uno dei più importanti della custodia Aquilana. Sorgeva in posizione strategica al centro della valle subequana alle porte di Castelvecchio, non lontano dall’antico tratturo che da Celano conduceva a Foggia.
I conti di Celano furono grandi benefattori di Castelvecchio, specialmente del convento e della Chiesa di S. Francesco. Tra il XIII-XIV secolo dominavano la Marsica e tutta la vallata Subequana. Il loro stemma è nella facciata del vecchio Municipio e in altri luoghi del paese, in particolare, lo troviamo nella facciata della chiesa di S. Francesco e in molte parti all’interno, nel presbiterio, nei capitelli e nella cancellata della cappella di S. Francesco.
-Febonio, Historiae Marsorum cit., p.237, 279; Sotto il pavimento fu sepolto il conte Ruggero II, che dopo una vita assai movimentata e ricca di dolori, vestì il saio francescano, secondo un’epigrafiche rinvenuta su un messale miniato del convento, ora scomparso, ma letta e pubblicata dal Bindi e dal Febonio. Il conte, morto a Gagliano, fu sepolto sotto il pavimento della cappella, nella chiesa di s. Francesco in Castelvecchio; -Antinori, Corografia, cit., f.509v. Molti anni fa riparando il pavimento, di fronte all’altare del santo, fu rinvenuto un sarcofago; tra le ossa fu ritrovato un anello d’oro con lo stemma dei conti di Celano, che i religiosi hanno conservato fino ad oggi e fa parte del museo del tesoro della chiesa omonima.
-Il conte Pietro nel 1392 fece costruire il mastio del nuovo castello di Celano. Quando la struttura fu completata ne concesse una parte ai monaci celestini, facendo annettere al monastero la chiesa di s. Michele Arcangelo. Cfr. Berardi, Poteri centrali e poteri locali cit., p.197. 66 I conti di Celano erano legati già da una forte amicizia con s. Francesco, come viene tramandato nelle Fonti Francescane. Nel 1221 il conte di Celano Riccardo, il quale aveva già fatto conoscenza con il Poverello di Assisi, trovandosi s. Francesco a predicare a Celano, lo invitò a pranzo nel suo castello. Il santo accettò a condizione che partecipassero molti poverelli della città e mentre si disponevano in sala da pranzo lo chiamò in disparte il conte predicendogli la morte. FF 1191.
Nella chiesa è eccezionale la ricchezza dell’apparato decorativo tardo-secentesco per l’imponenza e la qualità di altari in pietra, in stucco ed in legno di noce che ospitano dipinti su tela di notevole valore. L’Altare Maggiore, capolavoro di ebanisteria in noce, conserva gli stemmi dei Pietropaoli che lo commissionarono nel sec. XVII: è alto 8 metri, finemente intagliato e corredato di 27 statue lignee.
Sul retro sono da notare la sobrietà del coro ligneo con leggio centrale e lacerti di affreschi trecenteschi sulle pareti. Nella chiesa sono poi posizionati il pulpito (fine sec.XVIII) e l’organo settecentesco in legno policromo. Nei secoli la chiesa ed il convento si sono arricchiti di doni ed offerte che costituiscono il Tesoro di S. Francesco, una preziosa raccolta di capolavori come i reliquari offerti da Nicolò.