Sala gremita per Nicola Zingaretti, “Riorganizzazione democrazia a partire dai territori”

Avezzano – Una sala gremita ha accolto Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Partito Democratico, giunto nella serata di ieri, 13 novembre, alla Residenza dei Marsi.

Presenti, con i membri di “Piazza Grande Abruzzo – coordinamento regionale per Zingaretti”- Lorenza Panei, Michele Fina, Mario Mazzetti, Marielisa Serone, delle Donne Democratiche della Marsica, Vincenzo Pisegna – l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, Giuseppe Di Pangrazio, presidente del Consiglio regionale, l’assessore Lorenzo Berardinetti, il segretario del circolo Pd di Avezzano Giovanni Ceglie, il segretario provinciale Francesco Piacente, l’ex presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis, Anna Paolini, coordinatrice delle Donne Democratiche delle Marsica, e diversi sindaci, tra cui Marivera De Rosa, sindaca di Luco dei Marsi, la sindaca di Castellafiume, Giuseppina Perozzi, il sindaco di Gioia dei Marsi, Gianclemente Berardini, insieme a numerosi esponenti del mondo del lavoro, della cultura, dell’associazionismo.

Il Governatore, reduce dalle tappe costiere del suo “viaggio nelle ideali piazze”, intese come luoghi di incontro e confronto, che ieri lo ha portato a Pineto e a Pescara, tratteggia l’analisi della dura sconfitta del Partito Democratico, un’analisi che, avverte, “Dovrà essere cruda e non eterodiretta, o non solo”, ma indica la rotta per andare avanti, senza cedere né alle tentazioni “liquidazioniste”, che cancellerebbero il Partito Democratico, né all’illusione “minimalista” che condurrebbe unicamente a ignorare la realtà, liquidando l’esperienza politica degli ultimi anni, con tutto quanto ha incluso, comprese débâcle e ascesa delle attuali formazioni al governo, come  semplici “questioni accidentali” e destinate a risolversi alla svelta e più o meno spontaneamente.

L’invito è a ritrovare unità e a non ostinarsi nel nutrire aspettative velleitarie, fondate su analisi errate di una realtà estremamente complessa e intessuta di tensioni di diversa origine e calibro, e giustificazioni fuorvianti: “Sono sconcertanti tante folli dichiarazioni di questo Governo”, ha rimarcato il Governatore, “ma chiediamoci quali divari sociali non abbiamo saputo contenere e affrontare correttamente se a quelle affermazioni, che in un altro clima e in altri tempi sarebbero accolte e considerate dai cittadini ben diversamente, oggi rispondono gli apprezzamenti di tante persone. Il Pd è un movimento che si rimette in discussione attraverso una riorganizzazione della democrazia che parte dai territori”, ha sottolineato Zingaretti, nel richiamare quella che deve essere la mission del Partito Democratico, “Ridefinire un nuovo modello economico e sociale in Italia, a partire dalle esigenze dei cittadini, senza escludere l’Europa, ma lavorando per renderla migliore. Dobbiamo tornare a confrontarci, a discutere”, ha concluso Nicola Zingaretti, “la nostra è una missione democratica di costruzione e rafforzamento, per cambiare la piattaforma economica e sociale e ritrovare un’identità, l’empatia, la giustizia e l’Europa”.

L’ex ministro Orlando, in apertura, rimarca l’idea della necessità di un’analisi approfondita sulle cause, con uno sguardo crudo all’occorrenza, e con la consapevolezza di dover ritrovare anche attraverso la discontinuità,  solo apparentemente paradossale, il contatto più profondo con le proprie radici e la propria anima di partito. “Fare in modo che gli ultimi siano inclusi, e si sentano inclusi, è il cardine della democrazia e dell’uguaglianza che abbiamo sempre perseguito”, non un’uguaglianza tout court, spiega Orlando, “ma quella che parte sin dall’offrire a tutti gli stessi strumenti, le stesse possibilità. Non si può rappresentare tutti. Noi siamo quelli che si battono per uno sviluppo sostenibile, per la tutela dell’ambiente e la realizzazione di un’economia circolare, e possiamo essere quelli che rappresentano chi si batte per ciò, dunque non possiamo rappresentare chi va in cerca di condoni edilizi, a scapito del territorio e della sicurezza di vite umane. Chiediamoci chi vogliamo rappresentare. Il fuoco amico? Un alibi fuorviante. Abbiamo perso di vista troppe cose: le persone non ci hanno votato per quanto abbiamo fatto, ma anche per quanto non abbiamo fatto, e in ciò la nostra sconfitta sta dentro la sconfitta di tutta la sinistra occidentale. Da qui dobbiamo ripartire “.

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