Tagliacozzo – «Tutte le battaglie s’iniziano, quando il debole, finalmente, incomincia a parlare. I meschinamente forti, invece, tacciono sempre: il silenzio è la loro scusa». Il piatto piange, ma il nuovo Piano di riorganizzazione ospedaliera abruzzese non asciuga le lacrime delle persone. A seguito della verace polemica innalzata dai tre consiglieri regionali Andrea Gerosolimo, Maurizio Di Nicola e Mario Olivieri su un Piano di riorganizzazione sanitaria giudicato di scarsa intelligenza critica e di infelice omogeneità territoriale, anche a livello locale si odono i primi malumori. Il Piano della discordia, firmato dal Commissario ad Acta e presentato dall’assessore Paolucci il giorno 16 giugno scorso, non è stato esaminato né discusso in sede consiliare con la Maggioranza politica.
«Un urto gravissimo, questo, alla normale trasparenza – afferma Maurizio Di Marco Testa, dall’angolo della sua postazione consiliare a Tagliacozzo –, la mia patria marsicana è colpita in primo piano ed in pieno volto da questo colpo basso da parte degli altri scranni politici. Mi trovo d’accordo con i tre consiglieri, i quali non hanno apprezzato un concetto di Sanità ‘bipartito’, caratterizzato, cioè, da un livello elevato per alcuni territori della Regione e da un livello inferiore per altri lembi della stessa terra. Una disparità di trattamento, questa, che fa assaggiare ancora oggi, purtroppo, nonostante i bei discorsi retorici sull’uguaglianza, l’esistenza di cittadini di serie A e di cittadini di serie B», afferma Di Marco Testa.
Il nuovo Piano di riorganizzazione sanitaria, quindi, a detta di Di Marco Testa, non si fa scrupoli di mantenere con le spalle al muro alcune aree geografiche d’Abruzzo, considerate, in un certo senso, come «deprezzate. Da politico in primis e da utente della Sanità in secundis, – dice – giudico da rivalutare questa stasi dei fatti: i soggetti deboli non possono restare deboli a vita, ma dovrebbero godere, invece, di pari trattamento in ogni zona della Regione. Ringrazio i tre consiglieri per la loro forte presa di posizione nei confronti di questo fenomeno contro-sociale». Tagliacozzo ha, dal canto suo, uno svantaggio palpabile dal punto di vista sanitario. «Mi domando che fine abbiano fatto – si chiede Di Marco Testa – i nostri consiglieri di riferimento marsicani». Dello stesso parere e tenore, sono stati anche i consiglieri all’Opposizione di Forza Italia sul piano regionale, i quali hanno parlato di «un funerale per la Sanità abruzzese». Le pari opportunità, quindi, sbandierate da mari e monti ai quattro venti, sono un’utopia?
Ed è proprio sulla voce opportunità che si infervora anche il Comitato Pro Ospedale tagliacozzano. La presidente del Comitato, nonché presidente del Comitato regionale per la difesa degli Ospedali minori e dei Punti nascita, Rita Tabacco, avverte che «paradossale appare la nostra situazione: il Pronto Soccorso, infatti, già esisteva a Tagliacozzo; si sarebbe trattato soltanto, nel rispetto dell’intesa Stato-Regioni del 2014, di osservare i principi della situazione di zona orografica nostrana. Dalla relazione tecnica del tavolo romano del Ministro alla Sanità, comunque, si raccomanda all’Abruzzo una maggiore attenzione alle aree interne. Il documento dello schema 2016-2018 presentato dalla Regione, secondo le carte del Ministero, dovrebbe tenere in maggior considerazione le peculiarità orografiche del territorio». Secondo la visione del Piano, saranno declassati a poli ambulatoriali di montagna, chiamati dettagliatamente ‘ospedali di aree svantaggiate’, privi di Pronto Soccorso: Castel di Sangro, Popoli, Penne, Atessa ed Ortona. Le strade battute dalla difesa, comunque, saranno quelle civili, giuridiche, politiche ma anche e soprattutto popolari.