Avezzano – Quella che riportiamo è l’intensa lettera di un paziente in cura presso il Reparto di Ematologia del San Filippo e Nicola, il dott. Michele Lemme, commercialista di Capistrello. Il professionista, nella lettera inviata alla nostra redazione, si dice preoccupato per le sorti di un reparto che è stato fino ad oggi una importante e riconosciuta eccellenza della sanità marsicana.
«Qualche giorno fa, credo fosse il 25 febbraio, mi sono imbattuto in un articolo, pubblicato su alcuni giornali on line, che mi ha indotto a tirare un sospiro di sollievo. Si parlava degli avvisi e dei contratti che stanno per portare nuovo personale nelle strutture della ASL Avezzano-Sulmona L’Aquila.
Quello che però ha calamitato la mia attenzione, è stato l’elenco dei dirigenti medici che saranno contrattualizzati attraverso “contratti di collaborazione”. Chi scrive è un malato ematologico che ormai da due anni si è trovato, suo malgrado, a dover combattere una guerra contro un subdolo male.
Una guerra che ha messo davvero a dura prova la mia determinazione nell’affrontare il dolore e, credetemi, la paura. In questo cammino sono stato accompagnato da un professionista, da un medico della tanto vituperata sanità pubblica: il Dottor Benedetto Ronci.
Un uomo che, coadiuvato da una equipe di infermiere e operatrici sanitarie fantastiche, è riuscito a fare del reparto di ematologia dell’ospedale di Avezzano, una vera e propria eccellenza. Spero di non sembrare troppo enfatico, anzi sono certo di interpretare il pensiero delle svariate centinaia di marsicani che in quel reparto hanno visto il porto in cui trovare riparo dai marosi in cui la vita li ha catapultati.
Non posso tuttavia negare che la mia preoccupazione è grande. Infatti dal primo marzo il Dott. Ronci ha maturato il diritto ad andare in pensione e, laddove la ASL non avesse pensato o, peggio, non dovesse essere intenzionata a prolungare in qualsivoglia modo la collaborazione con lui, non sarebbe improvvido, sarebbe il caos.
Anche sostituirlo con altro medico non risolverebbe il problema: chiunque dovesse arrivare, non conosce la storia clinica dei pazienti, né potrebbe indagarla in un breve lasso temporale. In molti casi si tratta di patologie da curare con estrema rapidità.
Io ho incominciato da circa 15 giorni una cura di mantenimento per la mia malattia. Questo comporta una serie di controlli ematici atti a stabilire se posso continuare con quella terapia o se bisognerà aggiustare il tiro, cambiandola. Ebbene, l’altro ieri mattina mi sono recato in ospedale per fare i prelievi di routine, pur sapendo di non trovare il Dott. Ronci.
Non potevo però immaginare di non trovare nessun ematologo che potesse dirmi se continuare con la cura o se sospenderla. Nessuno che potesse leggere ed interpretare gli esami ematici fatti nella mattinata.
Sono stato assalito dal panico, ed ho provato una vicinanza autentica con tante altre persone, tra cui anziani accompagnati da figli e nipoti, che il personale del reparto, con la morte negli occhi, ha dovuto rimandare a casa non potendo loro somministrare terapie che, in moltissimi casi, fanno parte di protocolli salva vita.
E’ la cronaca di un disagio annunciato. Fate presto!»