Abruzzo – E’ stato certamente un momento utile di confronto quello di stamattina tra la Commissione regionale alla Sanità e le organizzazioni sindacali sulle gravi carenze di personale nelle quattro Asl abruzzesi. Lo scrivono Carmine Ranieri (Cgil Sanità) Francesco Marrelli (Fp-Cgil), Giuseppe De Angelis (Uil Fpl) e Simone Tempesta (Ugl).
“E’ stato soltanto un primo passo, tuttavia, perché il punto che resta ancora da chiarire per evitare di perdere centinaia di posti di lavoro riguarda la sostanza stessa del problema: quali saranno le risorse economiche che la Regione metterà a disposizione per assumere il personale che serve? Quanti lavoratori nel 2018 e negli anni successivi andranno a riempire i clamorosi vuoti di organico delle aziende sanitarie? Carenze stimate alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila in almeno 630 lavoratori, nella Asl Lanciano-Chieti-Vasto in 627, nella Asl di Teramo in 515 e in quella di Pescara in 311.
E’ un problema, la quantità delle risorse economiche che la Regione destina al personale e ai servizi della sanità pubblica, che la Cgil Abruzzo ha posto e porrà ancora nei tavoli di confronto. Lo farà perché le Aziende sanitarie abruzzesi da tempo hanno superato il limite di guardia nell’organizzazione del lavoro, ovvero hanno utilizzato un numero di dipendenti molto al di sotto del minimo necessario.
D’altra parte se non sarà posto rimedio alla carenza cronica di personale le nostre Asl non potranno continuare a garantire livelli accettabili di assistenza, e neppure potranno continuare a chiedere ai dipendenti (come accade da tempo) di rinunciare alle ferie o ai turni di riposo. Difficile continuare in questo modo, quando ogni anno vanno in pensione centinaia di operatori della sanità che non vengono sostituiti.
Alla giunta regionale chiediamo dunque di aumentare in modo significativo, nella Programmazione 2018-2020, i finanziamenti destinati all’assunzione di nuovo personale e alla stabilizzazione dei precari. Chiediamo di rendere possibile l’ingresso di un numero più alto di lavoratori, quelli che servono alla sanità pubblica per garantire livelli di assistenza adeguati a un servizio universale che deve assicurare a tutti, a cominciare dai più deboli, un adeguato standard di cure e assistenza”.