Tra le 21:00 di sabato 25 gennaio e le 21:00 di domenica 26 gennaio 2025, il trasporto ferroviario italiano sarà paralizzato da uno sciopero nazionale indetto dai sindacati autonomi Cub Trasporti, USB e SGB. La protesta coinvolgerà Frecce, Intercity e treni regionali, causando cancellazioni e ritardi in tutto il paese. L’agitazione sindacale può comportare modifiche al servizio anche prima dell’inizio e dopo la sua conclusione.
Lo sciopero, il sedicesimo di gennaio, arriva in un mese già segnato da forti disagi per pendolari e viaggiatori. Il 26 gennaio, essendo domenica, non sono previste nemmeno fasce di garanzia.
Lo sciopero è stato proclamato per richiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore ferroviario, bloccato da tempo. I lavoratori chiedono aumenti salariali adeguati all’inflazione, condizioni di lavoro più umane e maggiore sicurezza per il personale e i passeggeri. In un comunicato ufficiale, il sindacato USB denuncia il mancato ascolto delle richieste dei lavoratori da parte delle aziende ferroviarie e del governo, evidenziando il proliferare di appalti nella manutenzione, il cronico sottorganico e la pressione per una produttività eccessiva. “Lo sciopero è l’unico strumento che i lavoratori hanno per rivendicare diritti e dignità,” si legge nella nota.
La protesta si inserisce in un contesto più ampio di tensioni nel settore dei trasporti. USB denuncia un sistema di relazioni sindacali inefficace e accusa il governo e il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane di non affrontare i problemi strutturali del settore. “I ferrovieri continuano a lottare per una nuova stagione di contratti dignitosi e per il ritorno della democrazia nei luoghi di lavoro,” sottolinea il sindacato.
IL COMUNICATO DI USB – Unione Sindacati di Base
Per salari, sicurezza, tutele e democrazia nelle ferrovie, basta rincorrere chiodi e complotti. Evidentemente non sono bastate otto azioni di sciopero, con un’adesione senza precedenti tra il personale delle ferrovie come accaduto anche nelle ultime due a novembre e in occasione dello sciopero generale di USB del 13 dicembre, a sostegno del rinnovo di un nuovo contratto nazionale delle attività ferroviarie.
Nonostante l’incontestabile successo di queste proteste, le orecchie delle aziende e del Ministro Salvini sono rimaste ben chiuse; per questo motivo USB Lavoro Privato, insieme a Cub Trasporti e SGB e all’ assemblea nazionale macchinisti e capitreno, è pronta a scendere di nuovo in lotta. Lo faremo in occasione dello sciopero indetto dalle ore 21 del 25 gennaio, protraendosi fino al 26 gennaio, che coinvolgerà tutto il personale, da quello di macchina e di bordo al personale delle manutenzioni. Lo sciopero è l’unico strumento che i lavoratori hanno di fronte all’ostinazione a escludere chi sta rappresentando davvero le istanze di lavoratori, mentre scarica sull’utenza la sua incapacità di gestire il sistema ferroviario italiano.
Rivendichiamo i contenuti di una piattaforma contrattuale che cambi marcia davvero: per rinnovi salariali che tutelino dal costo della vita, condizioni di lavoro più umane, maggiore sicurezza per gli equipaggi e vera democrazia nelle ferrovie italiane. Vogliamo maggiori tutele per il lavoro, anche per offrire un servizio migliore ai viaggiatori. Assistiamo al triste spettacolo di rincorsa del Gruppo FSI e del Governo dietro chiodi e complotti, mentre i problemi del trasporto ferroviario non vengono individuati e risolti: a partire dal tumore legato al proliferare degli appalti nella manutenzione, all’evidente sottorganico di personale e all’eccessiva richiesta di produttività. Per questo, riteniamo che protestare con gli strumenti riconosciuti dalla costituzione sia più che sacrosanto.
Purtroppo, quello che stiamo vedendo nel mondo dei trasporti è davvero preoccupante: gli ultimi rinnovi nei porti e negli autoferrotranvieri sono stati conclusi nel solco della “moderazione salariale”, che da 30 anni sta impoverendo i lavoratori italiani e, per quanto riguarda quello dei porti, ratificato con un referendum farsa mentre per il trasporto pubblico locale non si ha ancora notizia se e quale consultazione si voglia effettuare.
Tutto ciò assume una dimensione paradossale: nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego Cgil e Uil stiano finalmente rifiutando di sottoscrivere aumenti salariali del 6%, palesemente sotto un’inflazione ormai al 17%, mentre nei trasporti e logistica le federazioni delle medesime sigle procedono senza remore e verifiche tra i lavoratori a rinnovi del tutto simili. Non è un caso: da anni denunciamo un sistema di relazioni sindacali nei trasporti totalmente avvitato su sé stesso mentre, le rappresentanze nel gruppo FSI non vengono rinnovate da 10 anni!
Dai ferrovieri, così come da tutti i lavoratori dei trasporti, continua la lotta per rompere la cappa legata alla moderazione salariale e al peggioramento delle condizioni di lavoro, per lanciare una nuova stagione di rinnovi contrattuali adeguati e per ili ritorno della democrazia nei luoghi di lavoro”.