Lo scrittore latino Tito Lucrezio Caro, nel poema filosofico-didascalico “De Rerum Natura” (Della Natura), sostiene che l’universo è mortale, in quanto sono corruttibili i quattro elementi che, secondo la scienza antica, lo compongono: terra, acqua, aria e fuoco.
Negando il mito dell’armonia universale fornisce, a noi contemporanei, una drammatica immagine della caducità e della dissoluzione del mondo.
Una profezia, la sua, che discostandosi dall’immagine convenzionale, nella civiltà greco-romana di una natura incontaminata, si realizza pienamente nel nostro tempo angustiato da problemi ecologici assai più vasti e preoccupanti.
Questi versi siano un invito nell’ “Universo mortale” ad un agire sostenibile capace di ripristinare l’armonia tra natura e uomo.
Se vuoi la pace.
Se vuoi la pace
Custodisci il creato
In ogni foglia o goccia di rugiada
In ogni petalo o spina di siepe.
Spegni il fuoco nucleare con
L’ardore inesauribile
Dell’amore fraterno.
Niente e nessuno
È più prezioso della
Tenera concordia
Fra i solchi di stoppie
Delle dorate spighe
Vellutata polvere di pane
Sulla conca delle mani.
Umilia l’orgoglio
Come fece il tuo Dio
Che soffiò sulla creta
Col fiato della vita
La luce dell’anima
Ala in volo fra l’eterno e il tempo.
Nel momento in cui venne
Innalzato il cielo
Fu stabilito il giorno del giudizio:
che tu non sia giammai
causa della fine del mondo.