Stazione sciistica di Marsia in rovina, lo scrittore Stefano Ardito: “Non è possibile utilizzare un po’ di fondi per eliminare questi orrori?”

Tagliacozzo – Lo scrittore, giornalista e fotografo di montagna Stefano Ardito è molto noto anche nella Marsica, un territorio che frequenta e che conosce bene. Oggi l’autore condivide sul web una riflessione sullo stato in cui versano alcune vecchie stazioni sciistiche abruzzesi soffermandosi, in particolare, sugli impianti ormai in rovina di Marsia, nel territorio comunale di Tagliacozzo.

Mi permetto di fare il guastafeste” scrive Ardito “e segnalo la situazione di Marsia, stazione sciistica dei Monti Simbruini, in Abruzzo, segnalata da cartelli fin dalla A24 e dalla A25, ma abbandonata da anni per mancanza di neve sciabile. Oltre alle seggiovie e agli skilift, tra meravigliose faggete, vanno in rovina alberghi, negozi, condomini, depositi. Non mancano scene horror con gabinetti, scaldabagno e affini“. 

Lo scrittore fa presente che la Regione Abruzzo, alcuni giorni fa, ha esultato per la possibilità di costruire tre nuove seggiovie a Ovindoli e, specifica, “hanno ripreso a parlare di un devastante collegamento tra le piste della Magnola e quelle di Campo Felice“. Ardito, in merito a quanto sta avvenendo, prende una posizione netta: “Ricordo a chi governa l’Abruzzo e il resto dell’Appennino che i cambiamenti del clima e delle abitudini degli sciatori hanno fatto abbandonare decine di località e che questi relitti, oltre a essere orrendi (alla faccia del paesaggio!), sono delle bombe ecologiche con ruggine, serbatoi di gasolio e altro“.

Per concludere, lo scrittore amante della montagna e della natura spiega: “Legambiente, in tutta Italia, ha da poco censito 241 stazioni sciistiche abbandonate. Oltre a Marsia, sulle nostre montagne, sono Scanno, Prato Selva, Monte Cristo e la Fossa di Paganica, Livata, il Terminilletto, il Monte Rotondo e il Monte Bove. Non è possibile, mentre si stanziano milioni per costruire nuovi impianti, utilizzare un po’ di fondi per eliminare questi orrori?“.

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