Avezzano – Sono infinite le graduazioni nei rapporti che si stabiliscono fra insegnanti ed allievi e variano a seconda dell’età di entrambi. Alle scuole medie, ad esempio, il docente è più importante ad assumere un atteggiamento paternalistico, tanto è vero che i ragazzini rispondono a volte con un affetto quasi filiale: l’insegnante sensibile e attento alla psicologia del fanciullo rischia di trasformarsi in una copia della madre o del padre, specie per quei bambini che hanno situazioni familiari problematiche.
Una situazione simile si trascina fin dalla scuola primaria o dalla scuola materna, in cui il rapporto privilegiato con una maestra sola facilita al massimo tale identificazione. Quando il bambino passa alle medie, ma ancor più alle scuole superiori, viene spesso traumatizzato dal cambiamento radicale del rapporto con gli insegnanti che, nella maggior parte dei casi, non sono più assimilabili all’immagine materna. Il tipo di rapporto che si instaura con gli insegnanti dipende dalla personalità del professore. Gli insegnanti di vecchi stampo tendevano a creare una situazione di soggezione nel giovane, sentito come un inferiore, incolto ed ignorante, in cui versare, volente o nolente, le nozioni culturali. Il ragazzo doveva limitarsi a recepire; c’era una freddezza di rapporti che si limitava ad uno scambio di prestazioni. Certi studenti reagivano con violenza a tale subordinazione, rifiutando, assieme al professore, anche la materia insegnata.
Oggi i rapporti sono mutati, almeno fra i professori giovani, che non considerano più i ragazzi degli esseri inferiori ai quali incutere terrore, ma delle personalità ancora in formazione. L’insegnante deve aiutarli a trovare gli interessi loro propri, il modo di esprimere la loro personalità senza costringerli a studi no adeguati. A questa situazione ottimale si oppone, però, in primo luogo il programma ministeriale, che deve essere rispettato almeno in parte; poi l’inadeguatezza della preparazione culturale dell’insegnante, provocata da strutture universitarie vecchie e superate; infine i pregiudizi degli stessi studenti. Infatti nei giovani si è radicato una sorta di rifiuto della scuola in toto: la scuola è un luogo di costrizione, dove si insegnano cose inutili e noiose cose inutili e noiose, i professori sono delle “carogne” che ti prendono” sott’occhio”.
Un atteggiamento del genere esclude ovviamente, qualsiasi collaborazione e spinge gli insegnanti, anche moderni ed aperti, a reazioni negative, a imposizioni autoritarie, a ristabilire con la forza e la disciplina. Così, nonostante le migliori intenzioni, si perpetuano, in molti casi, situazioni autoritarie del passato e gli studenti finiscono per accettare meglio un insegnante di questo tipo, in cui l’autorità è facilmente riconoscibile, piuttosto di quello moderno, che si mette al livello dello studente, mascherando la sua sempre reale autorità. In ogni caso, ciò che gli allievi chiedono, per poter rispettare e stimare il professore, sono alcune doti basilari: la conoscenza della materia, la lealtà, la disposizione al dialogo, la giustizia. (V.L.)