Avezzano. Sabato 25 marzo alle ore 21.00 si chiuderà la decima edizione della Stagione Musicale del Teatro dei Marsi, organizzata da Harmonia Novissima in convenzione con il Comune di Avezzano, riconosciuta e sostenuta dal Ministero dei Beni e attività culturali e del turismo e dalla Regione Abruzzo.
Per una stagione che ha registrato il record di afflusso, con una media presenze di 680 spettatori a serata, è prevista una chiusura in grande stile, che sa di evento memorabile: i celebri Carmina Burana di Carl Orff, eseguiti da ben 210 musicisti sul palco, con i cori riuniti di Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, Accademia di Pescara, Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara (150 coristi), e l’Orchestra Sinfonica del medesimo Conservatorio pescarese (60 elementi).
Biglietti in vendita tutti i giorni al Punto Informativo dalle ore 18.00 alle ore 19,30; costo tra 15 e 25 euro, con riduzioni per studenti al di sotto dei 25 anni.
Nel pomeriggio di sabato, dalle ore 16,30 fino a sera, la biglietteria sarà aperta direttamente in teatro.
CARMINA BURANA di Carl Orff
Cori: Teatro Ventidio Basso di Ascoli – Accademia di Pescara – Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara, 150 coristi
Orchestra Sinfonica del Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara, 60 elementi
Direttore: Pasquale Veleno
“O Fortuna, “O Sorte,
velut Luna come la luna
statu variabilis, mutevole
semper crescis sempre cresci
aut decrescis” o decresci”
I Carmina Burana costituiscono un corpus di testi poetici medievali dell’XI e del XII secolo, prevalentemente in latino, tramandati da un importante manoscrittocontenuto in un codice miniato del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis 4660 o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti, fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera). Il codice è custodito nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera. Il termine Carmina Burana venne introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 228 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i canti poetici, cosicché si può ricostruire l’andamento melodico solo per 47 di essi. Il codice è suddiviso in sezioni: Carmina moralia di argomento satirico e morale; Carmina veris et amoris di argomento amoroso; Carmina lusorum et potatorum, canti bacchici e conviviali; Carmina divina, di argomento moralistico sacrale. I testi hanno argomenti evidentemente molto diversi tra loro, e dimostrano la poliedricità della produzione goliardica. Se da un lato troviamo i ben noti inni bacchici, le canzoni d’amore ad alto contenuto erotico e le parodie blasfeme dellaliturgia, dall’altro emerge un moralistico rifiuto della ricchezza, e la sferzante condanna verso la curia romana, della quale molti membri erano ritenuti sempre e solo dediti alla ricerca del potere. Molte parole dimostrano chiaramente come gli autori di questi versi (i cosiddetti clerici vagantes) non fossero unicamente dediti al vizio, ma che si inserissero anche loro in quella corrente contraria alla mondanizzazione degli uomini di Chiesa. Nel 1937, il compositore tedesco Carl Orff musicò alcuni brani dei Carmina Burana, realizzando un’opera omonima. Orff scelse di comporre una musica nuova, sebbene nel manoscritto originale fosse contenuta una traccia musicale per alcuni dei brani. La prima rappresentazione fu l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno. Mentre la prima rappresentazione italiana invece si tenne al Teatro alla Scala a Milano il 10 ottobre 1942. L’opera non presenta una trama precisa e richiede tre solisti (un soprano, un tenore e un baritono), due cori (uno dei quali di voci bianche), mimi, ballerini e una grande orchestra (Orff ne ha composto anche una seconda versione dove l’orchestra è sostituita da due pianoforti e percussioni). L’opera è strutturata in un prologo e tre parti. Nel prologo c’è O Fortuna, l’invocazione alla Dea Fortuna sotto cui sfilano diversi personaggi emblematici dei vari destini individuali. Nella prima parte si celebra la “Veris laeta facies” ovvero il lieto aspetto della primavera. Nella seconda, “In taberna” ovvero “All’osteria”, si hanno prevalentemente canti goliardici; la terza parte – “Cour d’amours” cioè “Le corti dell’amore” – contiene brani che inneggiano all’amore e che si concludono con il coro di grazie alla fanciulla (“Ave, formosissima“). Nel finale si ha la ripresa del coro iniziale alla Fortuna. Quest’opera fa parte del trittico teatrale di Orff “Trionfi” che, composto in periodi diversi, comprende anche i “Catulli carmina” e il “trionfo di Afrodite”.