Tetti fatiscenti, ruderi pericolanti e abbandonati, degrado. Ecco il reportage sul centro storico di Celano

Più di cento foto che testimoniano la pericolosità del centro storico di Celano, dove case nuove e ristrutturate si appoggiano a ruderi pericolanti e fatiscenti. Alcuni sono diventati "tane" per immigrati irregolari. Immondizia e incuria tra odori nauseabondi

Celano. Ci sono ruderi pericolanti e abbandonati. Tetti fatiscenti, tanto che basta una folata di vento per far venire giù le tegole malmesse. E farle cadere in testa a qualche passante o turista della domenica. Poi c’è l’immondizia, lasciata su scale e ingressi delle case più nascoste. Magari di chi vive a Roma e quindi non può accorgersi di giorno in giorno di quello che accade davanti alla sua seconda casa in montagna.

Si presenta così il centro storico di Celano, dentro e fuori le mura della cittadina che vanta centinaia di anni, che potrebbe essere il fiore all’occhiello del turismo della Marsica, data l’imponenza e la maestosità di un castello che si vede e si fa ammirare fin dall’autostrada e che quindi potrebbe essere un accattivante motivo di visita.

Il viaggio per il centro storico nasce dall’esigenza di testimoniare l’incuria e la pericolosità in cui si vive in queste zone di Celano, che comunque poco sono differenti da altri centri marsicani.

Il viaggio tra i vicoli e le stradine inizia in via Mastro Giulio. Il pavimento stradale è dissestato. Case nuove, ristrutturate e sicure, si alternano a case lasciate al loro destino. Con finestre aperte, mattoncini scoperti e con in bella vista il cartello dell’agenzia immobiliare o del privato che vende. A chi, di questi tempi, scossi dai terremoti che stanno martoriando il Centro Italia, non si sa.

Saliamo su via Caduti di Nassiriya, ex via Cotarda. Anche qui c’è il paradosso di nuovo contro vecchio. Da un lato case ristrutturate e messe in sicurezza, dall’altro ruderi fatiscenti e pieni di immondizia abbandonata. Da qui ci spostiamo sulle stradine che salgono su via Sant’Angelo. Le immagini testimoniano il degrado, l’incuria e in qualche caso, la paura. Perché accanto alle case ben sistemate, da cui ogni tanto esce qualche anziano e saluta con un cordiale buongiorno, ci sono piccole case con i tetti pericolanti, quasi completamente collassati all’interno. In qualcuna c’è ancora malconcio il cordone lasciato dai vigili del fuoco per far capire che la struttura è pericolosa.

In un vicolo c’è una piccola canna fumaria fatta con una bottiglia di plastica. Si vedono coperte alle porte. Ci dormono probabilmente degli immigrati. Poco più su in direzione Calata Vallone inizia ad arrivare un odore nauseabondo.

E’ domenica e a quanto pare ieri sera, i soliti ragazzini che bivaccano sulle scale hanno fatto pipì sui muri e negli angoli. Hanno lasciato a terra lattine e bottiglie vuote.

I muri sono imbrattati di scritte, di ogni genere, alcune sono fatte sulle mura delle abitazioni private.

I proprietari stanno a Roma, spiega un residente, non ce la fanno più e per questo hanno messo la casa in vendita. 20161106_105910Sotto una rimessa c’è un materasso.

Ci sono abiti, qualche utensile e numerosi altri oggetti. Non c’è una porta, chiunque può accedere e guardare.

 

 

Riscendiamo poi verso Le Muranuove in direzione dell’orto botanico. Anche qui qualche incivile ha lasciato buste di plastica e immondizia varia. Se ci si affaccia al muro di cinta il quadro è desolante. Tetti cadenti e fatiscenti, con tegole ammassate un po’ da tutte le parti.

Su via San Ferrante le case a rischio crollo sono ben visibili dalla strada. Anche qui, se crollassero, pietre e mattoni finirebbero sulle case nuove e ristrutturate. La loro stabilità verrebbe compromessa dalle case abbandonate da chi non si cura del fatto che la terra trema. E qui nella Marsica, come in altre zone, ha tremato già e a quanto pare, continuerà a tremare, molto forte. Alzando il naso all’insù si vede come alla piazzetta dell’Aia Capoccia ci sono pensiline pericolanti e alberi che escono dai ruderi.

Risalendo su via Gualchiera, su un lato della strada, sono diverse le case chiuse. Ci sono case in pietra senza rifinitura dove però sono appoggiate parabole. Ci vivono per lo più immigrati. All’Aia la situazione va un po’ meglio. In passato un amministratore se la prese a cuore e fece rifare alcuni vicoli con ciottoli nuovi. Su via Roma si alternano case nuove di zecca e strutture praticamente rovine.

Su via Del Serbatoio ad un lato ci sono le case nuove, da un altro ci sono quelle fatiscenti. All’interno di una c’è anche una macchina abbandonata. Scendendo su via Madonnina si vedono i bellissimi tetti che si affiancano al campanile della chiesa. Ce ne sono tanti, quanti in sicurezza non si sa.

Il viaggio finisce in via Aia Capoccia. Emblema di quello che accade in questo momento nel centro storico di Celano. Ci sono le case più o meno stabili, in cui si può vivere dignitosamente e ci sono i ruderi. Questi con i loro tetti fatiscenti e pericolosi (quando ci sono i tetti), hanno dei proprietari. Per ognuno ce n’è una decina, in qualche caso sono anche di più. Storiche famiglie numerose, con chi vive in Australia, chi in Canada e chi comunque fuori da Celano. A quanto pare tutti loro non pensano che qui qualcuno ci vive ancora. E che qui fa il terremoto e la gente ha paura.

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Il pericolo lo si avverte ogni giorno. Lo vedono tutti e ne è a conoscenza anche il Comune. Quando si interverrà? Prima o poi… Forse… Speriamo solo che non sia troppo tardi.

 

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