Il prossimo novembre cade il CENTENARIO DELLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, nella quale 3 nostri concittadini con atti eroici persero la vita.
Due di essi, pensate, sono caduti uno il g. 8 di agosto 1916 e l’altro il 19 di agosto 1917, periodo in cui tutti noi stiamo al mare a rosolarci al sole. Basterebbe, per ricordare i 3 eroi, una stele o lapide con i nomi impressi, specificando la data di morte e la medaglia al valore conseguita, posta nello spazio accanto al monumento dei caduti, da apporre in occasione del prossimo 4 novembre, festa dei caduti in guerra e centenario della fine della prima G.M..
La libertà e il benessere che godiamo è merito di tutti quei valorosi giovani ventenni, decorati e non, che nel fiore della gioventù diedero la vita per questo nostro Paese.
Dunque, una cosa molto semplice e fattibile. Se poi si volesse fare di più ben venga, purché qualcosa si faccia.
Mi rivolgo in particolare all’Amministrazione comunale, all’Associazione degli ex Combattenti, all’Associazione degli Alpini e a quella dei Finanzieri d’Italia in congedo.
Notizie dettagliate dei valorosi decorati di cui parliamo le specifichiamo nello scritto che segue.
La prima guerra mondiale era iniziata nel 1914, ma l’Italia vi entrò il 24 maggio 1915, quasi un anno dopo.
I comuni della Marsica si stavano leccando le ferite provocate dal terremoto verificatosi appena 4 mesi prima. Dopo avere superato lo shock iniziale e dato sepoltura ai morti, tutti i superstiti erano impegnati nella ricostruzione delle case distrutte dal violento sisma.
Il sopravvenire della primavera, intanto, obbligava i contadini marsicani a preparare i campi per la semina nel tentativo di ritornare ad una vita normale, sia pure con difficoltà. Le forti braccia dei giovani, dunque, erano fondamentali in tutto questo.
Ma proprio nel momento più cruciale, l’entrata in guerra dell’Italia provocò un secondo terremoto nelle già disastrate famiglie marsicane: le forti braccia dei giovani furono chiamate alle armi a servire la Patria per liberare quella parte del territorio nazionale ancora occupato dal regime austriaco. Lo Stato italiano non fece sconti ad alcuno. Tutti furono chiamati alle armi, anche i giovani marsicani. Nulla poté, neanche il tremendo sisma avvenuto nella Marsica appena 4 mesi prima e che aveva distrutto tutto provocando più di 30.000 morti.
Molti di quei ragazzi, ventenni nel pieno della gioventù, non tornarono mai più nella loro terra natia o perché caduti in combattimento o perché risultati dispersi nei campi di guerra.
Tra essi, 3 giovani trasaccani fecero una morte eroica difendendo la Patria e per questo decorati con medaglie d’argento e di bronzo al valor militare.
Ebbene, se noi andiamo a leggere l’elenco dei Trasaccani morti nella prima guerra mondiale scolpito sulla pietra che riveste il monumento ai caduti di Trasacco, troviamo i loro nomi ma senza alcuna nota o postilla che indichi che quei tre eroi sono stati decorati con le massime onorificenze conferite ai caduti in guerra.
Per la verità, una specifica indicazione esiste, ma solo per un caduto nella guerra d’Africa, avviata da Mussolini per la conquista della Libia, Etiopia e Eritrea. Una guerra d’aggressione, dunque, da parte dello Stato italiano verso il popolo africano. Il nome del decorato con M.A.V.M. è Bruno Babusci, al quale è stata anche intitolata a Trasacco una piazza.
Di sicuro il soldato trasaccano in quella guerra d’Africa ha compiuto un atto eroico dando la propria vita, ma rimane pur sempre che ciò è avvenuto in una guerra d’aggressione da parte del regime fascista. Come poteva, dunque, il suddetto regime fare passare in silenzio l’atto eroico compiuto dal Babusci?
Ed ecco che nel riportarne il nome sul monumento ai caduti, accanto ad esso è stato specificato: Medaglia d’Argento.
Sin qui tutto bene. Era giusto rimarcare l’eroismo compiuto dal Babusci; nemmeno è intenzione di scrive criticare quella decisione. Anzi, era dovuta.
Il fatto è, però, che dei 3 eroi trasaccani, decorati al valor militare nel primo conflitto mondiale, in una guerra di liberazione del territorio italiano, e non di aggressione, i cui nomi sono stati riportati sul monumento ai caduti al momento della sua inaugurazione avvenuta nel 1930, nessuno si è preoccupato di mettere in evidenza l’eroismo di cui essi si erano resi autori, ignorandolo completamente.
Sarebbe opportuno, quindi, realizzare una piccola stelle in marmo, con su riportati i nomi dei 3 eroi, da applicare ai piedi del monumento ai caduti specificando il riconoscimento al valor militare loro conferito.
I loro nomi, elencati sul gelido marmo del sacrario ai caduti di Trasacco, senza alcuna specificazione sono quelli di: Nazzicone Quirino, Cambise Vincenzo e Giuggioloni Cesare.
Andando nel particolare:
Soldato NAZZICONE QUIRINO di Francesco, nato a Trasacco il 5 settembre 1893, 1070 ^ Compagnia Mitraglieri Fiat, Distretto Militare di Sulmona, morto il 19 agosto 1917 a Castagnevizza, decorato con Medaglia d’Argento al V.M. con la seguente motivazione: “In una giornata di vivo combattimento dava costante esempio di valore e di coraggio finché, colpito a morte da una granata, lasciava nobilmente la vita sul campo – Castagnavizza, 19 agosto 1917”.
Premiato inoltre anche con il Brevetto di Croce al Merito di Guerra con determinazione ministeriale in data 11 ottobre 1920.
Caporal Maggiore CAMBISE VINCENZO di Domenico, nato a Trasacco il 22 gennaio 1883, 11^ Reggimento Fanteria, Distretto Militare di Sulmona, morto l’8 agosto 1916 sull’Isonzo per ferite riportate in combattimento, decorato con Medaglia d’Argento al V.M. (purtroppo di questo eroe non sono riuscito a trovare la specifica della motivazione).
Sottotenente complemento GIUGGIOLONI CESARE di Pietro, nato a Trasacco il 25 luglio 1892, 1^ Reggimento Bersaglieri, Distretto militare di Sulmona, morto a Castelnuovo del Carso, Altipiano Carsico, il 28 ottobre 1915, decorato con Medaglia di Bronzo al V.M. con la seguente motivazione: “Funzionando da aiutante maggiore in 2^, durante l’attacco ad un trinceramento nemico attraversava, sprezzante di ogni pericolo, la linea di fuoco, intensamente battuta per portare ordini. Colpito al capo, cadde da valoroso, dando bello esempio di attività e fierezza.”