I lavoratori del settore Trasporto Pubblico Locale (TPL) e della mobilità scenderanno in sciopero il 10 gennaio 2025, con un’astensione dal lavoro di 4 ore. L’iniziativa, indetta dalla CONF.A.I.L.-FAISA, si colloca in un contesto di crescente disagio economico e sociale.
La segreteria nazionale del sindacato denuncia condizioni di lavoro e retribuzioni inadeguate, definite “un insulto alla dignità dei lavoratori”. L’ultimo accordo siglato dalle organizzazioni rappresentative è stato bollato come “offensivo” e insufficiente a fronteggiare l’aumento del costo della vita.
Secondo il comunicato, l’accordo prevede un una tantum di 16 mesi di arretrati, equivalente a soli 31 euro mensili, oltre a incrementi di 60 euro a partire da marzo 2025 e 100 euro da agosto 2026. Queste cifre, giudicate irrisorie, non compensano l’inflazione crescente e lasciano molte voci della retribuzione completamente invariate. Anche l’elemento distinto della retribuzione (EDR), pari a 40 euro al mese, è considerato privo di reale impatto su TFR e indennità.
Un altro punto critico riguarda la mancanza di interventi normativi. Temi centrali come la sicurezza, la riduzione dell’orario di lavoro e la formazione sono stati rinviati a data da destinarsi. Il sindacato critica inoltre il continuo richiamo a “modernizzazione” e “produttività aziendale”, che si tradurrebbero in un maggiore sfruttamento dei lavoratori e in una precarizzazione crescente.
Lo sciopero si concentra su cinque principali rivendicazioni:
1. Stipendi bassi e insufficienti per garantire una vita dignitosa.
2. Contratti Collettivi Nazionali che non tutelano adeguatamente i lavoratori.
3. Orari e carichi di lavoro insostenibili, che minano l’equilibrio tra vita professionale e personale.
4. Parametri di ingresso considerati “da fame” per i nuovi assunti.
5. Un clima di “terrorismo psicologico” da parte delle aziende, che impongono regole senza un reale coinvolgimento delle parti sociali.
Il sindacato invita tutti i lavoratori a partecipare con determinazione allo sciopero per esprimere il proprio dissenso e rivendicare un contratto che rispetti le persone e il lavoro.
“Non lasciamoci piegare da chi vuole svenderci. Al fianco dei lavoratori, sempre”, conclude il comunicato della CONF.A.I.L.-FAISA.