Avezzano – La Primavera è come il liceo: se a 19 anni non hai finito, qualcosa non è andato per il verso giusto. Alessio Di Massimo li farà tra poco più di un mese – ma nel calcio giovanile conta il millesimo di nascita, non il giorno, per cui i classe ’96 sono ventenni e basta – ed è come quelli che a 16 vanno a lavorare e fanno le serali, e a 20 anni si ritrovano all’università. Il suo titolo di studio – scrive La Gazzetta dello Sport – è il Torneo di Viareggio vinto ieri, quando Juventus e Palermo sembravano destinate a supplementari e rigori, e invece il rigore decisivo lo ha tirato lui, dopo esserselo anche procurato, con un po’ di malizia, perché se hai giocato tra i dilettanti adulti invece che tra i giovani professionisti magari hai qualche problema col gioco di squadra, abituato a fare spesso tutto da solo, ma in quanto a furbizia vinci facile.
VERSO INVERSO — Giocava all’Avezzano, fino a novembre, e fare Avezzano-Viareggio è come andare alla casa al mare la domenica sera o il lunedì mattina: il senso di marcia è il contrario. Quello di Christian Manfredini, esterno d’attacco come lui, che il Viareggio lo vinse nel ’94, con Alex Del Piero e Fabrizio Cammarata, e dopo un paio d’anni si ritrovò coi lupi della Marsica, che però all’epoca giocavano in C1. Di Massimo ci giocava in serie D, ed era comunque un passo avanti, per uno che due anni prima stava in Promozione col Sant’Omero Palmense, per poi sfruttare i 17 gol segnati per salire di una (sola) categoria e passare in Eccellenza con l’Alba Adriatica (14 reti), prima del salto triplo di questo autunno. In cui si è fermato a sole 5 partite di campionato: alla Juve è stato segnalato subito, il 30 ottobre visite mediche e firma del contratto, alla presenza dell’agente Donato Di Campli, che con la Juve trattò il pescarese Verratti, e ora ha chiuso per il teramano Di Massimo, di Torano Nuovo, Val Vibrata, ai confini con le Marche.
RIPETIZIONI DI CALCIO — Le doti ci sono, evidenti: progressione, tecnica in velocità, abilità magistrale nei calci di punizione (vedere il gol al Bologna, nei quarti). Tra i dilettanti abruzzesi era il più talentuoso per distacco, e in questi casi il giocatore va resettato: se i compagni sono meno bravi, tu tendi a fare tutto da solo, non sei abituato a chiedere l’uno-due a chi magari ti sbaglia il passaggio di ritorno, preferisci intestardirti nel dribbling che cercare soluzioni di squadra, non sei abituato a preoccuparti dei rientri in fase di copertura. E la Juve, per trasformare una gemma grezza in un gioiellino da mostrare, non ha perso tempo per farlo salire a Torino: ha iniziato a lavorare con Fabio Grosso già in autunno, senza giocare fino ai primi di gennaio, quando il Sant’Omero ha terminato il prestito all’Avezzano e messo nero su bianco quello – con riscatto, ovviamente – al club bianconero.
(QUASI) COME GROSSO — A sgrezzarlo, un tecnico abruzzese come lui, Fabio Grosso, uno che il campionato Primavera non l’ha fatto, perché stava alla Renato Curi di Città Sant’Angelo – club dilettantistico, anche se tra i più importanti e qualificati del panorama nazionale – e in A c’è arrivato a 23 anni suonati. Di Massimo in serie A non è ancora sbarcato, anzi ci ha messo un po’ pure per cominciare a fare il titolare coi coetanei: in Primavera la prima dall’inizio (segnando subito, contro il Trapani) l’ha fatta il 31 gennaio, a Viareggio ha giocato 6 gare su 7, nessuna intera, rimanendo in panchina con il Crotone, subentrando con il Bologna e nella finale col Palermo. Però ha segnato 3 gol, gli stessi fatti in serie D, e nel campionato Primavera: gli restano 3 mesi, può fare il triplete, visto che giovedì allo Juventus Stadium c’è la finale di andata di Coppa Italia, e che in campionato la squadra bianconera ha ottime chance di arrivare fino in fondo. Può farlo lui, non la Juve, che a dicembre è uscita dalla Youth League: lui ancora non era tesserato, quell’eliminazione non gli appartiene. Il successo di ieri sì, e non solo per il gol del 3-2 in finale (come Del Piero nel ‘94, ma le due storie personali non potrebbero essere più diverse). Prima del Torneo Grosso aveva perso il centravanti titolare, Favilli, arruolato dall’Under 19 insieme al centrale Romagna, in corso d’opera il numero 10 Clemenza, che si è rotto il crociato negli ottavi: Di Massimo è stato così il valore in più di una squadra che aveva perso tre colonne. La serie A è ancora lontana, magari non ci arriverà subito ma dopo una o due stagioni in prestito a qualche società amica. Però in fondo anche Torricelli ci arrivò a 22 anni, non a 19 e 10 mesi.