Pescasseroli – Omicidio al Gianicolo. Il dolore dei familiari, abbandonati al loro triste destino. Era il 17 febbraio 2014, quando Carlo Macro, 33 anni, originario di Pescasseroli, venne ucciso brutalmente con due colpi di cacciavite, da un senzatetto 59enne di nazionalità indiana che viveva in una roulotte.
Come riporta Il Messaggero, L’omicida sarebbe stato infastidito dal volume della musica troppo alta, proveniente dalla radio dell’automobile della vittima, che aveva fatto una piccola sosta, proprio sul luogo del crimine. Fu così, che a seguito di un diverbio, l’indiano sferrò al petto di Carlo alcuni fendenti, con un cacciavite. Oggi, sua madre, Giuliana Bramonti, rimasta anche vedova, scrive una lettera disperata, diffondendola anche sui social, nella quale chiede aiuto per continuare a sostenere le spese legali del processo, che ha visto condannare in appello l’assassino del figlio, a 14 anni di reclusione. Una sentenza contestata aspramente.
«Dopo ripetuti e inutili tentativi di ottenere da parte delle istituzioni un sostegno economico che riparasse anche alle loro responsabilità riguardo le circostanze dell’accaduto- scrive Bramonti– ho deciso, mio malgrado, di provare la via della solidarietà da parte di chiunque voglia e possa contribuire economicamente per le spese legali ancora da versare, e in particolare, da parte di tutte quelle migliaia di persone che, all’epoca del fatto, firmarono la petizione per la piantumazione di Un albero per Carlo. Nonostante il mio impegno e dell’Associazione Carlo Macro per la cultura della legalità, che rappresento, non ho ottenuto ascolto, ed ho dovuto prendere coscienza ancora una volta, che le vittime dei reati violenti, come in questo caso, non hanno alcuna attenzione da parte delle istituzioni»