Abruzzo – Da più parti è arrivata la richiesta di un riscontro rispetto alla questione di Juan Carrito. In molti si sono chiesti come mai non parlassimo più di questo famoso e amato orso. Chi ha seguito tutta la sua storia sa bene come abbiamo raccontato, fin da maggio del 2020, passo dopo passo ogni nostra azione, ogni nostra decisione, ogni nostra delusione e ogni situazione bella e meno bella. Da quando Juan Carrito è nato a quando, insieme ai suoi fratelli e con la mamma Amarena, ha cominciato ad esplorare il territorio, fino alle sue scorribande a Roccaraso.
Raccontano molto, anzi moltissimo, di Juan Carrito e del complesso contesto intorno a lui. Lo abbiamo fatto perché siamo fermamente convinti che il ruolo della comunicazione sia fondamentale nella conservazione dell’orso bruno marsicano. Non ci siamo mai tirati indietro: non con chi legittimamente dubita o contesta le nostre scelte, tanto meno con chi strumentalizza o peggio offende. Rispettiamo molto le persone che ci seguono e per questo siamo sicuri che chi ha letto attentamente tutte le nostre comunicazioni avrà anche compreso il nostro tacere di questi giorni.
Noi possiamo “giudicare” solo il nostro lavoro, da maggio 2020 a gennaio 2022. I dipendenti del Parco e dei Carabinieri Forestali hanno lavorato senza sosta, giorno e notte cercando di allontanare l’orso da situazioni pericolose per lui, cercando, attraverso la prevenzione e la dissuasione, di ricondurlo ad una vita selvatica. Dall’altro ci siamo prodigati anche nel sollecitare gli Enti territoriali coinvolti (in gran parte tutti esterni al territorio del Parco e dell’Area Contigua), per far diventare il contesto ambientale un po’ più a misura di orso (prevenzione, rimozione dei cassonetti, cassonetti anti-orso, ordinanze ecc.). Sono state tantissime le riunioni con Regione, Prefettura, Ministero, Ispra, Comuni e cittadini (Pescina, Collarmele e Ortona dei Marsi per es.).
Abbiamo lavorato addirittura contro lo scetticismo degli esperti internazionali che ci avevano dato per “perso” Carrito. Tutto questo per evitare a J. Carrito la riduzione in cattività. Abbiamo liberato JC da mille guai perché a volte è stato proprio un “tonto”, come quando è rimasto intrappolato in almeno 4 pollai! Abbiamo fatto rallentare i treni, quando tra Collarmele e Carrito, si ostinava a usare i canali accanto alla ferrovia per ricoverarsi. Ci siamo anche molto arrabbiati con chi ha lasciato intenzionalmente, e ripetutamente, il cibo per attirare l’orso o con chi si avvicinava insistentemente. Ogni comportamento sbagliato e l’inerzia di chi doveva e poteva fare (soprattutto nella rimozione dei cassonetti a Roccaraso!) hanno vanificato gli sforzi messi in campo.
La sfida di Carrito in tutti noi, dipendenti e Carabinieri Forestali del PNALM, Ha scatenato idee, riflessioni, sentimenti. Passione, dedizione, coraggio si sono uniti alla competenza, alla razionalità e alla forte volontà di condivisione di ogni attività realizzata. Sentimenti e competenze, che hanno sempre governato il nostro operato, anche di fronte alle situazioni più complicate, riuscendo comunque a creare un coordinamento tra tanti attori diversi. Questo in un contesto altamente complesso, in cui il Parco ha competenze amministrative quasi nulle, contrariamente a quanto pensano in molti. La salvezza dell’orso bruno marsicano sta nel senso di responsabilità e di condivisione dell’operato del Sistema, cioè di tutti gli Enti coinvolti, nella valutazione e nell’analisi delle situazioni e delle criticità incontrate. A volte ci vuole il coraggio di lanciare il cuore oltre l’ostacolo.
Avremmo preferito, come da accordi, una seconda traslocazione, per dare forza al tanto lavoro fatto nei mesi precedenti, ma nonostante questo abbiamo fiducia nel programma di rieducazione che i tecnici del Parco della Maiella hanno adottato. Un programma sperimentale che non conosciamo, ma che se funzionerà consentirà di dare a Carrito un’altra possibilità. Questa sarebbe la vera vittoria. Speriamo non resti solo un sogno!
Fonte: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise