Avezzano – Si apre il sipario sul palco del Teatro dei Marsi e prende il via la stagione di prosa 2017/2018, realizzata dall’”Ufficio del Teatro” coadiuvata dalla Amministrazione Comunale della Città.
La piece teatrale è tratta da un capolavoro di Vincenzo Cerami, adattata da Fabrizio Coniglio che ne firma anche la regia. Difficile non portare il ricordo al film straordinario di Mario Monicelli con un cast d’eccezione: Alberto Sordi, Shelley Winters, , Romolo Valli, Vincenzo Crocitti.
La storia si svolge a Roma negli anni ‘70, racconta la vita di una famiglia borghese romana, la famiglia di Giovanni Vivaldi, composta dalla moglie Amalia e dal rampollo di casa Mario. Il capofamiglia prossimo alla pensione, avendo un impiego statale e considerando i 30 anni di dedizione al lavoro, spera di poter fare assumere il figlio, appena diplomato ragioniere.
Come ogni padre anche Giovanni Vivaldi accetta qualsiasi compromesso pur di ottenere una raccomandazione per il figlio: il buon esito del concorso d’accesso al Ministero. Dopo vari contatti con i partiti politici accetta di unirsi alla Massoneria. Durante una rapina, che si svolge davanti al Ministero proprio il giorno dell’esame, uno dei banditi uccide Mario. E’ la rottura della speranza, dei sogni riposti in quel ragazzo, nel loro futuro condiviso. Ma dove arriva la follia di un padre a cui viene cancellata ogni aspettativa? Come può reagisce alla paralisi che ha reso la moglie un vegetale dopo aver appreso la notizia della morte di Mario? Realizzare un piano, la vendetta: terribile, disumana che solo un enorme dolore può dettare. Farsi giustizia da solo. Al commissariato, pur riconoscendo l’assassino del proprio figlio, Giovanni nega ogni identificazione, per poi seguire il delinquente costantemente, fino a condurlo in quella casetta di campagna dove viveva momenti di gioia con il suo ragazzo. Quella diventerà, dopo continue lente torture ed agonia la tomba dell’assassino. Giovanni Vivaldi rimarrà solo con il suo dolore e i suoi ricordi, anche la sua compagna di vita lo abbandonerà, morendo tra le sue braccia.
Una scena essenziale, si presenta al pubblico, divisa nei tre luoghi fondamentali della storia: la casetta di campagna, la cucina di casa Vivaldi, la scrivania del collega del Ministero, che porterà Giovanni ad accettare di essere un fratello massone. Sarà la luce, come un Virgilio, guida degli avvenimenti. La bravura di Massimo Dapporto, ha fatto sì che non vi fossero termini di paragone con l’interpretazione dell’amato Alberto Sordi.
La sua capacità di calamitare l’attenzione ha portato lo spettatore a seguire la sua storia e di nessun altro. Un Massimo Dapporto, importante protagonista, forse meno cattivo di quanto lui stesso dichiara. A volte un pò sprezzante ma comunque ricco della sua carica umana. Un lavoro che nessuno può limitare a un periodo storico della nostra Italia, poiché possiamo dire che nulla è cambiato dai famigerati anni ‘70. Raccomandazioni, violenza, morti innocenti per mano di delinquenti e una Giustizia che non protegge la vittima ma il carnefice. La regia di Fabrizio Coniglio ha portato la cruda realtà in scena esibendo, ora con una sottolineatura ironica ora cinica, la Massoneria un’associazione iniziatica e di fratellanza che riveste oggi, per molti, ideali meno condivisibili. Nel suo adattamento teatrale, emerge la tassativa esigenza della raccomandazione, (ndr non solo di quegli anni), per quella necessità sociale dell’affermazione, anche sfidando la legalità.
Un lavoro contenuto, presentato con molta semplicità, ben costruiti i momenti di impatto emotivo, supportati da un valido studio di luci e suoni.
Riportare sulla scena quello che è stato uno dei capolavori di Monicelli, ha necessariamente avuto bisogno di coraggio e tanta professionalità, entrambi non mancati in questa rappresentazione. Gli applausi del pubblico hanno reso omaggio agli attori.
In scena con Massimo Dapporto (Giovanni Vivaldi), Susanna Marcomeri (Amalia) Roberto D’Alessandro (collega del Ministero) Matteo Francomano (Mario) Federico Rubino (l’assassino)
Musiche originali di Nicola Piovani.
Foto e video a cura di Manuel Conti