Avezzano. Hanno portato il thè caldo e qualche coperta, li hanno consolati con qualche parola “buona” e alla fine li hanno invitati a occupare un posto al nuovo dormitorio allestito per loro, vicino alla chiesa di San Giovanni, ad Avezzano.
Lidia Di Pietro, responsabile dell’ufficio diocesano per l’accoglienza dei migranti, insieme ai suoi collaboratori, con l’abbassarsi delle temperature fino a oltre i meno dieci gradi, non hanno dimenticato i senzatetto.
“Storico” rifugio dei senzatetto ad Avezzano è la stazione ferroviaria. Già da tempo però la stazione di notte è chiusa. Teatro di diversi episodi violenti, per mesi è stata al centro di un acceso dibattito politico e alla fine si è optato per la chiusura notturna.
Alcuni disperati, la sera prendono l’ultimo bus per L’Aquila e vanno a dormire nel Capoluogo. Poi al mattino tornano ad Avezzano. Sono storie tristi di disperazione, che passano sotto gli occhi di tutti ma che pare nessuno vede.
Alcuni migranti, in molti casi si tratta di uomini nordafricani senza permesso di soggiorno, di notte scavalcano la recinzione dell’ex clinica conosciuta ad Avezzano come “Covara” e dormono all’interno. Non si capisce bene dove.
“Qualcuno” sa ma chiude un occhio. Difficile pensare di andare con i manganelli a meno dieci a sgomberare qualche disperato senza una casa e senza alcuna speranza di sopravvivenza al di fuori di quella struttura ormai abbandonata al suo destino. Un tempo alla clinica Santa Maria nascevano i bambini.
Altri dormono in strutture in fase di realizzazione: un esempio è la palazzina di via Del Sambuco. Lì qualcuno dorme arrotolato nelle coperte, qualcun altro dorme vicino a un fuocherello che accende con pericolose bombole a gas.
Lidia Di Pietro e i suoi collaboratori lavorano quando nessuno li vede. Non amano fare pubblicità di quello che fanno. Lo fanno su indirizzo della diocesi, elaborato dal vescovo dei Marsi Pietro Santoro.
Un vescovo che anche questa volta non ha avuto paura di porgere una mano agli ultimi. Quelli che senza di lui probabilmente non ce l’avrebbero fatta. Alcuni disperati sono stati trovati nell’enorme struttura fatiscente che un tempo ospitava la Superal, a Cappelle, la frazione di Scurcola Marsicana. La ex Superal è stata più volte “protagonista” di reportage giornalistici. All’interno ci sono materassi sporchi e strappati, ammassati tra i vetri caduti dal tetto, che in questi giorni sono diventati lastre di ghiaccio pericolose. Lontani i tempi in cui si riempivano i carrelli di cibi e giocattoli nel più grande supermercato della Marsica.
Nei giorni in cui Papa Francesco apre le porte dei dormitori h24 e offre le auto dell’Elemosineria a chi non ha una casa, il vescovo dei Marsi raccoglie i più sfortunati che vivono nella Marsica e se ne prende cura.
«Abbiamo già accolto delle persone, togliendole dalla strada e ospitandole in alcune strutture dedicate», commenta con poche parole monsignor Santoro, «il tutto è sostenuto interamente con soldi della Diocesi. Non c’è molto altro da aggiungere. Il dormitorio è solo un ulteriore passo».