Scurcola Marsicana – Difficile accettare l’idea che Gabriele non ci sia più. Difficile rassegnarsi al fatto che qualcuno, in una serata d’estate, lo abbia travolto mentre attraversava una strada, mille volte attraversata, e sia scappato senza neanche voltarsi per capire cosa fosse accaduto. Gabriele Sebastiani è stato soccorso e curato ma, purtroppo, non ce l’ha fatta. Si è spento senza essere mai uscito dal reparto ospedaliero in cui era stato ricoverato dopo l’incidente.

Lo conosco da sempre, Gabriele. Era accanto ai miei genitori il giorno del mio battesimo; mio padrino, insieme a sua moglie, la bella Vincenza, amici storici di famiglia. Li ho sempre amati e sempre stimati. Affettuoso, Gabriele, divertente e simpatico. Bastava incontrarlo ovunque e soffermarsi a parlare con lui di qualsiasi cosa. Accento rimasto romano, nonostante i tanti anni a Scurcola; sguardo vivace e scanzonato.

Un dramma che si è consumato piano, come il suo respiro. La speranza era quella di vederlo tornare a casa. Sarebbe servita una lunga terapia riabilitativa presso una struttura specializzata, hanno spiegato i medici. Dal 21 luglio, giorno dell’investimento, al giorno della sua scomparsa, Gabriele ha combattuto con testardaggine e ostinazione, come solo lui sapeva fare. Un marsicano dalla pelle dura che, però, alla fine, non ce l’ha fatta.

Penso ai suoi figli, miei amici. Penso a sua moglie e a tutto il resto della famiglia. Penso che niente sarà uguale a com’era prima di quella tragica notte. Li chiamano “incidenti” perché accadono senza volere, in maniera “accidentale”, fortuita. Ma in casi del genere ci si domanda se il termine sia corretto perché ci sono eventi che non sono inevitabili, ci sono atti che non accadono se non per negligenza umana. Un uomo (marito, padre, fratello, nonno) non c’è più e tutti siamo in attesa di sapere quando potremo salutarlo per l’ultima volta.