Una favola estiva della scrittrice marsicana Maria Assunta Oddi

Una favola estiva della scrittrice marsicana Maria Assunta Oddi

La scrittrice marsicana Maria Assunta Oddi, con l’occasione di queste calde giornate di luglio, ha voluto regalarci una romantica favola ambientata proprio in una serata d’estate, “I due ranocchi”.

I DUE RANOCCHI

In una lunga sera d’estate due ranocchi di nome Cina e Rano, accovacciati su una foglia di loto, chiacchieravano nel canneto.
Fra il tenue chiarore delle lucciole, tutto taceva, tranne il loro sommesso gracidare.
Cina, rivolta a Rano, disse: « È ancora cosí luminoso il cielo che non ho voglia di chiudere gli occhi, e siccome da tanto tempo desidero rac­contarti la storia della luna innamorata, vorrei farlo questa notte, se ti fa piacere. »
E cominciò:
« Si racconta che un giorno, mentre l’aurora rosseggiava e dai cespugli intorno allo stagno si alzavano le allodole ad annunciare il nuovo giorno, il buio inspiegabilmente si at­tardava.
Ogni cosa, immersa nella nebbia, sbiadiva come i rami sotto l’acqua. Pareva che un oceano di ombre si divertisse a fluttuare nell’aria.
Finalmente, da dietro le foreste apparve il lume della luna velato e triste come fosse coperto da una campana argentata di rugiada, e si udí il suo dolce lamento: “O sole, perché ti amo tanto e mi sfuggi? Se cerco di abbracciarti, mi sento acqua sul fuoco; se ti guardo, mi sento luce perduta nella luce piú forte; se cerco di cullarti nel buio, all’improvviso mi sfuggi. Sei, amore mio, un sogno perduto con il giorno. Il mio cuore cerca te, ma tu ti fermi solo sulle farfalle glicine e sulle ginestre in fiore. Che pena desiderarti tanto e non poterti avere accanto!”
E sembrava che il vento di ponente soffiasse cupo per accompagnare il pianto della luna.
L’acqua verdastra dello stagno si commosse a tanto dolore e per un attimo imprigionò tra le ombre delle canne l’immagine riflessa del sole all’alba e della luna al tramonto. La corrente gettò una pioggia di foglie e di fiori sul loro abbraccio.
Da allora, ogni volta che la luna vuole incontrare il sole, si tuffa nelle acque brune dello stagno e aspetta silenziosa, in compagnia del canto dell’usignolo, l’arrivo del suo sposo. »
Rano, che aveva ascoltato con entusiasmo il racconto, com­mentò:
« La tua storia, Cina, è molto bella, e per sentirla ancora illuminerei questa notte con mille lanterne, ma il buio ha già spento ogni più piccolo luccichio. Anche per noi è giunta l’ora di riposare. »
Cina e Rano si addormentarono, cullati dall’acqua, come fiori del limo dal profumo di cielo.

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