“Uomini e Lupi” e “Un mondo a parte”: film che raccontano le tradizioni e la resilienza delle genti d’Abruzzo di ieri e di oggi

Opi – Il film dal titolo “Uomini e lupi” che fu per la gran parte girato a Scanno (ribattezzato Vischio) e i paesi del circondario, raccontò un Abruzzo primitivo e il ruolo dei lupari nelle zone di montagna. Il film dal titolo “Un mondo a parte”, girato a Opi (ribattezzato Rupe) e i paesi del circondario, racconta lo spopolamento e il ruolo dei maestri nei piccoli centri di montagna.

“Uomini e Lupi” fu girato nell’anno 1956 che si ricorda per la tanta neve, mentre “Un Mondo a Parte” nell’anno 2023 anno che si ricorderà per l’assenza neve. Regista di “Uomini e Lupi” fu Francesco De Santis quello di “Mondo a Parte” è Riccardo Milani.

Attori per “Uomini e Lupi”: Silvana Mangano, Yves Montand, Pedro Armendariz, Irene Cefalo, Giudo Celano, Euro Teodori, Giulio Calì, Giovanni Matta e cittadini del posto. Attori per “Un Mondo a Parte”: Antonio Albanese e Virginia Raffaele e cittadini del posto.

Presentati i due film, ora passo a raccontare, dopo 67 anni, tra un film e l’altro, le storie che i registi hanno scelto di proporre all’attenzione della gente d’Abruzzo e d’Italia.

Parto con la didascalia che compare all’inizio del Film “Uomini e Lupi” che recita: “In Abruzzo, alle prime gelate, quando greci e pastori lasciano le alture, risuonano nelle gole montane gli echi lugubri degli ungulati e di belve fameliche. Sola difesa, contro di essi i lupari, cacciatori di mestiere. Essi quando uccidono un lupo lo portano con un carro in giro per i centri di montagna per raccogliere le povere cose che i pastori possono dar loro come compenso. Lupari, un po’ per necessità e molto per passione, sono nomadi, compaiono con i primi freddi e scompaiono con la primavera”.

Adesso voglio riportare una canzoncina che in una scena del film viene data in sottofondo a compimento di una uccisione di un lupo:

Avevo due cartucce/ed i lupi erano venti. Le gambe mi tremavano/ ed il cuore pure. Ed io ho sparato BOOM/ e il lupo è morto sulla neve. Amici cari e belli/ guardate il lupo morto. Mettetevi la mano / sul cuore e la coscienza. Di pane e di granturco/nessuno nella vita può far senza”.

Ho voluto riproporre questa canzoncina, un po’ perché gli anziani forse l’hanno dimenticata e un po’ perché i giovani non la conoscono affatto.

Nell’immaginario collettivo, il lupo è sempre stato visto come quello di Cappuccetto Rosso (quando ancora si leggevano i libri) e gli stessi lupari, così venivano chiamati anche gli abitanti di Opi, fino a qualche tempo addietro, avevano questa concezione.

Oggi tutto questo è venuto meno, sebbene i lupi si siano ripopolati negli ultimi anni e continuino a predare pecore, vitelli e puledri, anche gli animali domestici sono diminuiti. Recentemente è stata anche emanata una legge per la salvaguardia del lupo.

Il film del 1956 è stato proiettato in varie rassegne cinematografiche in Francia, negli Stati Uniti d’Ameria e in Messico, mentre in Abruzzo sembra essere stato dimenticato; così come sembra dimenticata la figura dei lupari, cacciatori di lupi.

Un’altra cosa da dire e che il film si è stato inserito nel filone del Neorealismo Italiano ed è stato definito un film fuori del tempo.

L’ambiente aspro e difficile di un povero paese di montagna, la neve e la presenza dei lupi rappresentano il contesto in cui è collocata la figura del luparo, anch’egli affamato come i lupi.

Il mondo dei lupari stava vivendo i suoi ultimi giorni in un Abruzzo montano e spopolato. Il luparo era ammirato per il coraggio e nei suoi confronti si era riconoscenti perché difendeva l’unica fonte di sostentamento della gente di montagna.

Le riprese terminarono nella primavera del 1956, ma la prima proiezione pubblica avvenne il 2 febbraio 1957.

***

Adesso passo a raccontare quello che il film “Un Mondo a Parte” che racconta semplicemente storie legate a temi sociali. Il film mette in evidenza la resilienza dei piccoli borghi in via di estinzione.

Il film è stato girato nei deliziosi borghi di Opi, Pescasseroli, Villetta Barrea, Barrea, Civitella Alfedena e Gioia dei Marsi, sui monti marsicani, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e soprattutto ad Opi, centro di grande interesse archeologico. Paesi splendidi dove il nemico è lo spopolamento: “siete troppo giovani per essere rassegnati” dice il maestro Michele agli alunni della scuola elementare.

Michele, insegnante presso una scuola di Roma, insoddisfatto della vita professionale nella città, decide di dare una svolta alla sua esistenza trasferendosi nel piccolo paese marsicano di Rupe, insieme alla vice Preside Agnese, per tentare tutto il possibile per mantenere aperta la scuola, minacciata dal calo demografico.

Virginia Raffaele, nella veste di vice Preside, dice al maestro, appena arrivato in paese, che sono state già perse la biblioteca e altre cose, poi ci siamo abituati: ”Non vogliamo fare la fine di Sperone“.

Anche questo film si addentra al neorealismo italiano. Quello che rimane è la fiducia di Milani per un cambiamento possibile affidando ai bambini e ai giovani la speranza di un vero cambiamento.

Concludo dicendo che il giorno 16 agosto 2024, nella sala consiliare, il Sindaco di Opi, Antonio Di Santo, ha concesso la cittadinanza onoraria al regista Riccardo Milani.

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