Nella giornata del 30 agosto, presso la sede municipale, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio e dell’Assessorato alla cultura di Avezzano, è stato presentato il libro di memorie “Vita semplice” della maestra avezzanese Dalida Leopardi.
L’opera è un sapiente accostamento di una narrazione autobiografica che vuole proporre, riuscendoci, un’analisi sottile e minuziosa della situazione esistenziale dei marsicani nel tempo drammatico delle guerre, della dittatura, dell’epidemia della spagnola e del disastro naturale del terremoto del 13 gennaio 1915.
In un secolo in continuo movimento il volume si presenta quasi come un esempio per resistere alle tragedie personali e collettive credendo fortemente nella forza resiliente interna alla vita stessa. Nei “Sopravvissuti” non c’è l’inquietudine dell’uomo contemporaneo dove l’incertezza si trasforma nell’incapacità di fare della volontà un mezzo per risolvere i problemi. Alla stagione del disimpegno, dell’individualismo, del pessimismo e del materialismo edonistico la nostra autrice contrappone il desiderio di occuparsi della realtà concreta per sollecitare l’impegno sociale e civile allo scopo di migliorare la società. Dalida aveva compreso che per un futuro migliore era necessario educare le nuove generazioni. Vincendo con l’ignoranza ogni forma di pregiudizio. In tal senso fu certamente una “Pioniera” nel portare l’istruzione nei piccoli paesi che raggiungeva a piedi o in bicicletta spesso senza essere retribuita. La possibilità per la povera gente del Fucino, che come dice Silone era nata in mezzo ad “un vasto alveare di nere casucce di cafoni”, per uscire dall’abisso della miseria viene identificata dalla maestra Dalida nella fiducia nel ruolo rivoluzionario dell’istruzione che deve interessare la formazione dell’uomo fin da bambino. Il Metodo Montessori che lei applicò testimonia perfettamente il suo interesse per una pedagogia, rivolta agli strati più umili, permeata di spirito d’amore, umanitarismo e tolleranza. Aveva compreso che la povertà da combattere per raggiungere l’uguaglianza sostanziale è prima di tutto quella culturale. Questo lavoro che ha i toni colloquiali ed intimi di un diario, le cui pagine inedite sono state raccolte e pubblicate da Virgilio Spera, ha in alcuni momenti la connotazione poetica di una voce che si affida ai ricordi come quando cita la poesia “Addio” scritta in memoria dell’evento sismico a Messina del 1908, destinato come una profezia a ripetersi nella Marsica, che narra della morte di una madre accanto a suo figlio : “Vicino a lui ella dormiva/il sonno che non ha risveglio:/ morta subito, al primo sussulto,/ sfracellata, subitamente./ mamma!”
Prova del successo del suo laborioso operare per la crescita civile ed etica del cittadino è nella profonda cultura del suo primo alunno Ugo Maria Palanza, insigne scrittore e poeta che ha curato la prefazione al suo libro di memorie: “Dalida, colei che in un altro mondo ed in un’altra età, mi insegnò la tavola pitagorica (…) non come uno studio, ma piuttosto come un gioco”. Se educare una persona significa renderla inadatta ad essere uno schiavo, la nostra autrice ha donato nell’istruire amore e come dice con saggezza William Shakespeare:” chi semina amore, raccoglie felicità”.